BIOCLINICA: verso una misura qualitativa

 

Alcuni individui hanno la caratteristica di apparire informatissimi su argomenti molto complessi ma spesso non così utili. Può capitare che gli stessi siano anche del tutto sprovveduti nel momento in cui si parli di aspetti più basilari, delle vere e proprie fondamenta su cui si dovrebbero basare i piani alti del castello, cioè il conoscere più fine e concettuale; ciò che stupisce è come spesso a mancare non sia solo la conoscenza, ma soprattutto la capacità di comprensione e la stringenza logica in sé. Se da una parte l’ignoranza può essere colmata tramite l’interazione con le giuste fonti di informazione, dall’altra parte l’incapacità di comprensione impedisce la fruibilità stessa delle fonti e condanna la persona ad una fissità che ne rende il sapere certamente fallace ed annoso, e talora anche dannoso. Qualcuno chiama questo fenomeno “analfabetismo funzionale”, noi ci limitiamo a descriverlo perché se volessimo definirlo finiremmo per usare termini come “demenza”, e, specialmente come primo articolo di questa rubrica, potrebbe risultare un po’ altisonante affermare che una buona parte degli individui in età adulta soffre, in modo più o meno manifesto, di demenza.

Dalla nostra esperienza in ambiente clinico emerge come la differenza fra quantità e qualità sia uno dei concetti più ostici per un numero incredibilmente alto di addetti ai lavori e non.

Eppure sembra così semplice. 1 matita2 matite (differenza di quantità). 1 matita1 penna (differenza di qualità).

Nonostante questi esempi sembrino semplici ai limiti del ridicolo, ci siamo imbattuti in paradossi. Un caso esemplificatore. Una giovane geriatra rampante (nonché pupilla di un rinomato Professore) sosteneva molte teorie di cui andava fiera. Ad esempio, sosteneva che fosse indicato dare la purea di frutta ai diabetici anziani, in quanto alcuni studi provavano l’efficacia di una dieta libera nel combattere la riduzione della massa muscolare causata dall’invecchiamento; con il risultato che i suoi pazienti diabetici anziani venivano ingozzati con alimenti principalmente costituiti da zucchero, come le puree di frutta.

L’idea di dare zucchero a un diabetico per avere un effetto positivo sulla sua massa muscolare sembra una matrioska di barzellette; qualcuno invece la supporta ed anzi ne va fiero.

(To be continued)

 

4 pensieri riguardo “BIOCLINICA: verso una misura qualitativa

  1. Buongiorno dottorZeno, penso di non aver capito bene. Spero di non aver capito bene. Esistono protocolli ideati da medici che per far fronte alla sarcopenia somministrano alimenti a base di zuccheri a persone affette da diabete?

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  2. Sì. Esistono medici che, per prevenire la sarcopenia in paziente diabetico, prescrivono una “dieta libera” che comprende una quantità non limitata di zuccheri

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